“Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza”
Friedrich Nietzsche
Può capitare che in periodi di stress e di cambiamenti si possa esprimere il proprio disagio attraverso il corpo, ma se questo diventa una modalità abituale di reagire alle difficoltà o ad alcune situazioni quotidiane, la qualità della vita potrebbe ridursi notevolmente.
Molto spesso le persone che hanno disturbi d’ansia riportano anche disturbi a carico dell’apparato digerente: gonfiore addominale, mal di pancia, stipsi, dissenteria, chiusura dello stomaco e mancanza di appetito, difficoltà a tollerare il senso di fame, dispepsia, nausea e vomito.
Da diverse ricerche scientifiche di Michael D. Gershon1 della Columbia University di New York, è emerso che il cervello e l’intestino sono due organi strettamente connessi tra loro, vengono infatti definiti rispettivamente grande cervello (big brain) e piccolo cervello (little brain), come se fossero due modi diversi che il nostro corpo ha di prendere delle decisioni: quasi ad avvalorare modi di dire popolari “fare una scelta di pancia” o anche il detto “avere le farfalle nello stomaco”, il cervello funge da sede per le scelte razionali, mentre l’intestino per quelle più inconsapevoli ed emotive.
Inoltre, sembra che l’intestino contenga milioni di cellule e fibre neuronali che costituiscono un vero e proprio sistema nervoso autonomo in grado d’integrare ed elaborare stimoli esterni e interni ricevuti dal corpo, interagendo con il sistema nervoso centrale attraverso uno scambio di informazioni mediato dal sistema psiconeuroimmunoendocrino (rilascio di ormoni, nervo vago, sistema immunitario). Questo significa che i due cervelli si influenzano reciprocamente, determinando il nostro stato di benessere psico-fisico.
Questi due sistemi nervosi interagiscono tra loro anche attraverso il sistema simpatico e parasimpatico. Il simpatico è quello che si attiva durante il pericolo, è quello che gli inglesi definiscono “fight or flight” (combatti o scappa), mentre il sistema parasimpatico serve quando siamo in uno stato di rilassamento e l’apparato digerente deve svolgere le sue funzioni.
Quindi se siamo tranquilli l’apparato digerente funziona bene, mentre se siamo di fronte ad un potenziale pericolo, reale o presunto, possiamo incorrere in uno stato d’ansia: si blocca lo stomaco, l’intestino si strizza e da questo possono derivare fenomeni di stipsi o dissenteria; fenomeni che sembrano in contrasto tra loro, ma che sono caratteristici di in una situazione di presunta minaccia: lo stomaco si paralizza prima ancora che il cuore si agiti.
Il ruolo dell’intestino nella digestione e nell’assorbimento dei principi nutritivi contenuti negli alimenti fa pensare che anche lo stile di vita e l’alimentazione agiscano sulla salute dell’intestino, che a sua volta influenza il cervello.
Solo dopo aver effettuato tutti gli accertamenti medici che escludono una causa organica, si può parlare di disturbo gastrointestinale di tipo psicologico. Questo non significa che il problema non esiste o che è simulato, bensì che non c’è una condizione medica che lo possa giustificare.
I fattori che entrano in gioco in questo tipo di problema sono molteplici: fattori ereditari/genetici, malattie metaboliche, abitudini alimentari, fumo, eventi stressanti, sedentarietà e scarsa attività fisica. Questo complesso numero di fattori rende molto difficile la risoluzione del disturbo gastrointestinale nel breve periodo, tuttavia attraverso un percorso psicoterapico si può imparare a riconoscerne i segnali anticipatori ed apprendere delle strategie per gestire le situazioni in cui si presenta il problema.
Spesso le persone che esprimono la propria sofferenza attraverso il corpo, hanno difficoltà a nominare le proprie emozioni e a riconoscerle, quindi la comunicazione avviene attraverso il canale non verbale e l’intestino si comporta come se fosse l’interlocutore privilegiato della comunicazione.
L’intestino potrebbe diventare uno dei migliori alleati oppure uno dei peggiori nemici, a seconda se lo si guardi con curiosità o diffidenza. Se si riuscisse a prescindere dall’urgenza di comprendere tutto e subito, potrebbe diventare una buona occasione per prendersi cura di sé ed accogliere la parte emotiva tenuta nascosta.
Dott.ssa Valentina Loforese | Psicologa – Psicoterapeuta
Fonti
- Michael D. Gershon, 2000, The Second Brain: A Groundbreaking New Understanding of Nervous Disorders of the Stomach and Intestine, Harper Collins, New York.