STORIE E VINCOLI FAMILIARI: COME SCEGLIERE LA PROPRIA STORIA

“Quando fanno qualcosa per noi, gli altri ci consegnano o in realtà ci tolgono un’occasione?”

Chiara Gamberale

Confidiamo di essere nati con caratteristiche che ci contraddistinguono dagli altri, in modo unico e irripetibile. A volte potrebbe essere così, ma molto spesso i nostri comportamenti, i nostri pensieri e le nostre emozioni, sono dei processi, costruiti all’interno di una storia familiare di cui conosciamo ben poco o di cui siamo poco consapevoli.

All’interno del nostro contesto sociale e familiare apprendiamo regole, valori e modelli da seguire che sono stati tramandati di generazione in generazione, grazie all’esperienza vissuta e all’apprendimento dal passato. Questo da un lato è molto utile perché permette di essere più veloci nell’affrontare alcune situazioni senza dover fare esperienza di tutto, dall’altro può diventare limitante quando le regole, i valori e i modelli appresi non sono più funzionali al contesto in cui viviamo, anzi sono limitanti nell’apprendere nuovi comportamenti e nel fare esperienze diverse.

Durante la terapia alcune persone raccontano di rivivere storie vissute precedentemente dai loro genitori o dai loro nonni, altre di sentirsi incastrati in un ruolo di “sostituto” di un familiare morto, talvolta prendendone anche il nome. Questi ruoli familiari sono spesso vissuti come un “peso” e con un senso di estraneità, ma il percorso terapeutico può aiutare a prenderne consapevolezza e ad integrarli all’interno della propria storia.  

Molto spesso questi legami tra generazioni non sono espliciti, vengono taciuti e rimangono nella sfera dei “non detti” e dei “segreti familiari”, ovvero di tutto ciò che non è dicibile e di cui non si può parlare, come se fosse un tabù.

Anne Anceline Schutzenberger1, nota psicologa e psicoterapeuta francese, rappresenta la nostra vita come un romanzo all’interno del quale siamo imbrigliati in una ragnatela invisibile, che ci fa essere molto meno liberi di quanto pensiamo. Comprendere ciò che accade, afferrando i fili del contesto in cui viviamo, permette di svincolarci dalla ripetizione generazionale, trasformando i vissuti in risorsa esperienziale.

 In psicoterapia, spesso utilizzo il genogramma come strumento per poter aiutare le persone a ricostruire la storia della propria famiglia e per mettere in luce le dinamiche relazionali di almeno tre generazioni familiari. Ogni volta è sorprendente scoprire come ci siano collegamenti e corrispondenze tra avvenimenti, dati, fatti, età e situazioni in diverse generazioni, come se le ripetizioni siano un modo per fare parte di una famiglia, per appartenere a una storia scritta già prima della nostra nascita. Si può affermare che nasciamo con un “debito” rispetto alla nostra famiglia, per questo motivo dobbiamo imparare a comprendere la nostra storia, per non restare impigliati in alleanze familiari vincolanti e vissute come un peso, piuttosto che come una scelta.

 Nel senso comune tutto ciò viene definito con il nome di “destino”, ma è possibile sganciarsi da queste dinamiche e fare delle scelte diverse rispetto alla propria vita.

 Come fare?

·       Parlare della propria storia: per prendere consapevolezza della trama familiare entro la quale ci stiamo muovendo e per comprendere quali sono le dinamiche relazionali che sono state costruite negli anni dalle generazioni precedenti

·       Scoprire che anche i nostri genitori fanno parte di una storia familiare che esisteva prima di loro: questo ci fa comprendere che la nostra identità è un processo che attraversa le generazioni

·       Osservare i processi di trasmissione generazionale, le ripetizioni, i lutti non elaborati e i “non detti”: per mettere luce nelle zone d’ombra della storia familiare e dare un significato alle cose che prima sembravano non avere senso 

·       Identificare quale ruolo abbiamo all’interno della nostra famiglia di origine: come stiamo contribuendo a costruire la storia familiare con i nostri comportamenti, pensieri ed emozioni

·       Scegliere se continuare a costruire la storia familiare che ci è stata data in eredità o se apportare qualche cambiamento, per poi tramandarla alle generazioni future senza tramandarne il peso

Ripercorrere la propria storia familiare può diventare un atto liberatorio, può essere un occasione per andare a curiosare su alcuni aspetti della propria famiglia alla quale non abbiamo mai dato importanza o sulla quale abbiamo preferito non chiedere troppo, potrebbe essere utile per comprendere meglio se stessi e per dare un significato a comportamenti, pensieri ed emozioni che prima ci sembravano senza senso e soprattutto è uno strumento utile per scegliere con più consapevolezza chi e come essere.

Dott.ssa Valentina Loforese | Psicologa – Psicoterapeuta

Fonti

  1. Anna Anceline Schutzenberger, 2008, La Sindrome degli antenati, Di Renzo Editore

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